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Biografia di Massimo Vanzi

Sono laureato in ingegneria elettronica a Genova e in Computer Science negli USA e questo dà un’indicazione sul mio animo e sul mio interesse pesantemente tecnologico. Comincio a fotografare durante gli anni di università con la Leica a telemetro e con esposimetro al selenio di mio padre. Stampo in B&N nella mia piccola camera oscura e provo anche le stampe a colori da diapositiva con Cibachrome.
Per studio/lavoro vivo alcuni anni in California e visitando San Francisco, Monterey, Carmel, mi innamoro della fotografia americana della west coast, Ansel Adams, Edward Weston, Imogen Cunningham, il gruppo f.64. Mi appassiono ai libri fotografici d’autore, passione che non mi lascerà mai, oggi ho una biblioteca personale di più di 600 volumi tra saggi e libri d’autore. Approfondisco la conoscenza della fotografia americana, Minor White, Paul Strand, Walker Evans, uno dei miei miti fotografici, Alfred Stieglitz, Edward Steichen, Margaret Bourke-White, etc.. Al ritorno dagli USA mi trasferisco in Lombardia per 45 anni. La vita professionale e non solo mi impegna parecchio e in quegli anni la fotografia rimane prevalentemente un corredo documentativo ai viaggi e agli eventi famigliari e con gli amici. Oltre al B&N scatto diapositive a colori, in quegli anni acquisto macchine Olympus, OM1, OM2, OM4. Alla fine del secolo scorso comincio ad occuparmi di fotografia digitale, le mie prime foto digitali nel mio archivio sono del 1999. Quando esce la mitica Canon 5D come moltissimi fotografi abbandono l’analogico per passare al digitale, la 5D per la prima volta supera la qualità della pellicola. Inizia a questo punto della mia vita anche grazie a maggior tempo a disposizione un percorso di approfondimento sia delle tecnologie sia dell’arte fotografica. Partecipo a numerosi corsi di approfondimento, Canon Academy, Forma, Bauer, parecchi workshop anche di parecchi giorni organizzati da MiCamera a Milano e dintorni con fotografi tipo Jason Fulford, Mark Steinmetz, Jessica Backhaus, Guido Guidi, Bruno Ceschel. Approfondisco sempre di più la fotografia artistica moderna e contemporanea. Nel 2003 mi iscrivo al Circolo Fotografico Monzese e dopo alcuni anni vengo eletto come vicepresidente e poi presidente. Mi iscrivo alla FIAF quasi per dovere essendo il nostro circolo affiliato alla FIAF, ma vivendo in Lombardia non sento alcun bisogno di approfondirne la conoscenza, gli stimoli fotografici a Milano sono nettamente superiori a quanto veniva offerto dal mondo FIAF in quegli anni. Nel 2018 mi trasferisco a vivere in Liguria e per alcuni anni non fotografo più sia per problemi di salute sia per nuovi interessi che mi coinvolgono. A fine 2022 sento il bisogno di riprendere il discorso fotografico, Roberto Rossi della FIAF mi suggerisce di mettermi in contatto con Roberto Montanari del Carpe Diem di Sestri Levante. Mi innamoro del gruppo e decido di entrare a far parte della squadra. Contemporaneamente ritorno socio FIAF che mi sembra negli anni abbia avuto una notevole evoluzione positiva e che comunque adesso vedo, per una regione sottosviluppata fotograficamente come la Liguria, come un ausilio e uno stimolo importante. Parlando di me come fotografo comincerei a citare la bravissima Claudia Ioan della FIAF che seguo per quanto possibile anche nel suo cammino in Officine Creative Italiane; Claudia dice: che per semplificare possiamo dire che qualsiasi forma d’arte (fotografia, letteratura, pittura) può andare in due macro direzioni:
  1. Verso la realtà (reportage e stile documentario in fotografia, saggio in letteratura, pittura figurativa);
  2. Verso l’immaginazione (racconto fotografico, fotografia creativa artistica, staged photography, astratto, per la Fotografia; romanzo, racconto, poesia per la Letteratura.
Ebbene io ho sempre odiato scrivere probabilmente anche perché non possiedo la creatività necessaria per farlo con qualità e quindi non so raccontare e per questo non mi piace farlo. Da moltissimi anni ormai leggo solo saggi, non solo fotografici ovviamente, la lettura per me significa imparare qualcosa di nuovo. Lo stesso approccio uso nella mia fotografia. Quindi secondo Claudia sono un fotografo del tipo 1. Personalmente mi considero un “seguace” della scuola di Dusseldorf (fondata da Bernd e Hilla Becher) e del gruppo dei New Topographics: Photographs of a Man-Altered Landscape, Robert Adams, Lewis Baltz, Stephen Shore, Henry Wessel, in Italia Luigi Ghirri e Guido Guidi. Per me la fotografia è artistica perché come dicevano i dadaisti è una scelta autoriale il cosa fotografare, cioè l’atto della scelta è di per se un atto artistico. Rifuggo dai trucchi più o meno evidenti usati per rendere più “pseudo-artistica” la propria fotografia, ad esempio quello che io chiamo il “Pittorialismo Moderno”, che ovviamente non usa più processi esoterici di stampa come all’inizio del secolo scorso ma Photoshop o altri trucchi software. Per quanto riguarda la fotografia Documentaria Walker Evans, a chi lo accusava di non fare arte, si sentì obbligato a scrivere: “Documento? Ecco una parola molto ricercata e ingannevole. E non veramente chiara. Il termine esatto dovrebbe essere Stile Documentario (documentary style). Un esempio di documento in senso letterale sarebbe la fotografia di un crimine scattata dalla polizia. Un documento ha una sua utilità, mentre l’arte è davvero inutile. Perciò l’arte non è mai un documento anche se può adottarne lo stile”. Questa è la mia fotografia che potrete vedere nei piccoli esempi che ho allegato al mio profilo su questo sito Carpe Diem o se volete sul mio sito massimovanzi.eu.
 Faccio raramente Portfolio, almeno nel significato che gli attribuisce la FIAF, cioè di racconto/romanzo. Magari potrò in futuro provarci grazie al supporto della squadra Carpe Diem e della FIAF stessa. Ho partecipato a pochissimi concorsi nella mia vita, meno di 10 sicuramente, riuscendo anche a vincerne tre perché erano concorsi orientati alla fotografia d’architettura e di paesaggio urbano. Ho realizzato molti lavori personali e di gruppo nel periodo della mia partecipazione al Circolo Monzese. Lavori che ci venivano richiesti dai sindaci o da qualche associazione culturale sul territorio. Molte mostre sia collettive sia personali su alcuni di questi lavori. Ho self published numerosi libri fotografici sia personali sia di gruppo, un esperienza che suggerirei di fare anche alla squadra Carpe Diem.
 

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I soci di Carpe Diem

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